Oro

Mi semini di poesia, tu sola.
Con le tue lacrime che spezzi con sorrisi,
quegli stessi sorrisi che guardo inabissarsi di nuovo nelle lacrime, come una zolletta di zucchero affonda dentro il caffè.
Mi hai lasciato questo oggi: un senso di pace e gratitudine verso l’unicità del nostro vissuto,
verso il mistero che avvolge perpetuo ciò che siamo, quando siamo insieme.
Non dimenticherò quel che mi hai lasciato nelle mani
e credo sai, che i cercatori d’oro si sentissero come me ora,
dopo le fatiche e la costanza
quando ormai esausti e indifferenti si trovavano a rimirare sul fondo del setaccio quei filamenti luminosi e brillanti
che noi, ora, chiamiamo oro.
Credo che il prezzo di questo metallo sia così alto proprio perché comprende anche l’emozione di quella scoperta:
lo smarrimento, la sorpresa, l’incredulità, la gioia delle mani piene
mani che, fino a un istante prima,
sembravano affannarsi nel fango a sommare soltanto scarti di cose senza valore, per poi precipitare all’improvviso, e senza timore, nella meraviglia.
Tu hai riempito le mie mani dell’oro di questo giorno
che si spegne sotto un cielo granitico e meraviglioso,
colorato di un giallo che ne spezza le curve e riempie l’eterna trasparenza di grazia e tepore.